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Secondo un recente studio dalla Sapienza Università di Roma svolto in collaborazione anche con il CETEMPS (https://doi.org/10.1016/j.scs.2021.103518), la domanda di energia per il raffrescamento estivo degli edifici è fortemente aumentato negli ultimi due decenni e, in base alle proiezioni climatiche, tale consumo è destinato a crescere anche nei prossimi.

Evoluzione dei gradi-ore per raffrescamento in Italia. Evidente il forte aumento nel recente passato (dal 2000 al 2019) e le proiezioni di aumento per i due scenari RCP4.5 e RCP8.5 al 2050 e al 2080. Immagine tratta da https://doi.org/10.1016/j.scs.2021.103518.

Già in una precedente analisi condotta dallo stesso gruppo di ricerca (https://doi.org/10.1016/j.scs.2020.102213), era emerso come la domanda di energia per il raffrescamento estivo sia destinata a crescere e a superare, nell’area del Mediterraneo, quella attuale per il riscaldamento, secondo gli scenari climatici futuri del XXI secolo. Ora, grazie a nuove simulazioni, i ricercatori hanno stimato l’andamento sulla Penisola italiana dei gradi-ora per raffrescamento necessari a mantenere la temperatura all’interno degli edifici confortevole. Questo indicatore è calcolato come la somma dalla differenza in gradi con la temperatura esterna di riferimento di 26°C su tutta la stagione calda (da Maggio a Ottobre).

I risultati mostrano come il valore mediano dei gradi-ora sia aumentato di ben 10 volte dal 2000 al 2019, come mostrato nella figura. Anche nei prossimi decenni, sia nello scenario di emissioni intermedie RCP4.5 che in quello con emissioni agli attuali ritmi RCP8.5, tale indicatore è atteso in crescita, di circa il 40% nel 2050 e tra l’80 e il 140% nel 2080. Dalle mappe si può apprezzare come le aree maggiormente impattate saranno le isole maggiori, il Sud Italia, le coste tirreniche e adriatiche e la Pianura Padana. Le aree alpine e appenniniche, nonostante anch’esse risentiranno di un aumento della richiesta di raffrescamento, saranno più al riparo dal fenomeno.

Quanto illustrato suggerisce chiaramente il bisogno di studiare soluzioni per un efficientamento energetico maggiore degli edifici (si veda, ad esempio, una recente simulazione condotta presso l’Università dell’Aquila su edificio energeticamente autosufficiente, https://doi.org/10.1016/j.scs.2020.102300), per l’approvvigionamento di tale energia il più possibile da fonti rinnovabili, nonché per un generale reinsediamento delle aree interne alpine e appenniniche in continuo spopolamento.

Riferimenti

  • Salata, F., Falasca, S., Ciancio, V., Curci, G., Grignaffini, S., de Wilde, P. (2021), Estimating building cooling energy demand through the Cooling Degree Hours in a changing climate: A modeling study, Sust. Cities Soc., https://doi.org/10.1016/j.scs.2021.103518
  • Ciancio, V., Salata, F., Falasca, S., Curci, G., Golasi, I., de Wilde, P. (2020), Energy demands of buildings in the framework of climate change: an investigation across Europe, Sustainable Cities and Society, https://doi.org/10.1016/j.scs.2020.102213
  • de Rubeis T, Falasca S, Curci G, Paoletti D, Ambrosini D (2020), Sensitivity of heating performance of an energy self-sufficient building to climate zone, climate change and HVAC system solutions, Sustainable Cities and Society, https://doi.org/10.1016/j.scs.2020.102300

Autore dell’articolo: Gabriele Curci

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