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Come ogni anno, tra Agosto ed Ottobre, sulle aree tropicali del nostro emisfero vengono a crearsi le condizioni meteo-marine favorevoli alla nascita degli uragani. Per una pura questione di vicinanza geografica quando sentiamo parlare di “Uragani” pensiamo all’Oceano Atlantico, alle isole caraibiche ed alla Florida. Queste aree geografiche sono spesso sulla traiettoria che, mediamente, seguono i cicloni tropicali (Figura 1).

Figura 1. Traiettorie seguite dai principali uragani atlantici. Fonte NOAA/NWS

Nel frattempo, ogni anno, tra Agosto ed Ottobre, l’Italia viene investita da vere e proprie tempeste di “fake news” ed “allarmismo” meteorologico. L’esempio più immediato riguarda l’uragano “Lorenzo” (Figura 2).

Figura 2. L’uragano Lorenzo nella fase di massima intensità (categoria 5).

“Lorenzo” si è formato sull’Atlantico meridionale il 22 Settembre 2019 raggiungendo la classificazione di uragano (categoria 1) il 25 Settembre 2019 e si è mosso lungo una traiettoria non comune per questi uragani (Figura 3).

Figura 3. Traiettoria dell’uragano Lorenzo dalla formazione il 22 Settembre 2019 alla fase di transizione a ciclone extratropicale il 2 Ottobre 2019, dopo essere passato vicino alle isole Azzorre.

Invece di spostarsi prima verso Ovest e poi lentamente verso nord (come è più frequente che succeda), Lorenzo si è intensificato sull’Atlantico orientale, raggiungendo categoria 5 (la massima categoria per gli uragani), con venti di intensità 260 km/h in prossimità dell’occhio del ciclone ed un raggio di circa 1400 km, ed ha iniziato a spostarsi verso nord, in direzione delle coste Inglesi ed Irlandesi. Questo non significa che un uragano di categoria 5 si abbatterà sulle coste europee, significa “solo” che ciò che rimane di “Lorenzo” (ovvero una depressione extratropicale nata da un ciclone tropicale) entrerà a far parte della circolazione a grande scala e ne influenzerà molto marginalmente la dinamica.

Cosa succede quando un uragano si sposta molto a Nord?

Non è raro che un ciclone tropicale (Uragano o Tifone o Ciclone, fenomeni identici ma con nomi diversi dettati dall’area geografica), qualsiasi sia la traiettoria che segue, si sposti molto a nord e venga inglobato dalla circolazione delle medie ed alte latitudini (ricordiamo l’uragano Sandy nel 2012 ed Ophelia nel 2018). Ma a quel punto quello che era un uragano si è trasformato in una depressione extratropicale attraverso una fase di transizione chiamata “extra-tropical transition”. Questa fase avviene su tutti i bacini in cui si formano gli uragani (Evans et al 2017) con dinamiche leggermente diverse tra le varie aree geografiche. Nel caso in cui la transizione avviene sul Nord Atlantico il risultato finale è una depressione extratropicale più o meno intensa a seconda se la transizione avvenga velocemente (generando una depressione più veloce, meno intensa) o lentamente (generando un ciclone extratropicale relativamente più intenso, come suggerito in Hart and Evans 2001). Anche la dimensione ed ovviamente la categoria dell’uragano rivestono un ruolo importante in questa transizione. In generale non è detto che l’uragano che subisce la fase di transizione si indebolisca. Pur perdendo le caratteristiche fisiche di “uragano” può trasformarsi in una depressione extra tropicale molto intensa, con venti superiori agli uragani di categoria 1. Il concetto fondamentale da tenere a mente è che gli uragani nascono alle latitudini tropicali, seguono in media una traiettoria dapprima da est verso ovest e poi verso nord; se non muoiono toccando la costa o perdendo energia per complessi fenomeni di interazione con l’oceano e le acque profonde, possono spostarsi verso nord e raggiungere le nostre latitudini. Ma a quel punto “l’aria” è cambiata. L’ambiente in cui si trovano è sfavorevole e si trasformano in cicloni post-tropicali (ovvero cicloni extratropicali). Talvolta impattano sulle coste europee con maggiore veemenza, ma in generale la maggior parte delle volte non ce ne accorgiamo nemmeno (immaginiamo la veloce circolazione nord atlantica come qualcosa che divora l’uragano rendendolo visibile solo ad un occhio molto esperto e solo in alcune variabili dell’alta atmosfera che tendono a “conservarsi” per un periodo maggiore).

Cosa sta succedendo con l’uragano Lorenzo?

L’uragano Lorenzo è stato un uragano molto particolare perché si intensificato fino alla massima categoria su una porzione di oceano Atlantico dove solitamente gli uragani non sono frequenti (anche se nel 2018 l’uragano Ophelia ha seguito una genesi simile, ma raggiungendo “solo” categoria 4 per poche ore). Lorenzo ha raggiunto categoria 5 su acque tutto sommato “fresche” (28°C) ed in un’ambiente sia marino che atmosferico che sono al limite tra il “tropicale” e “l’extratropicale”. E’ stato l’uragano più intenso registrato sull’area geografica dell’Atlantico orientale e con il più alto “Accumulated cyclone energy (ACE)” per quest’area geografica (area ad Est del 45°W in Atlantico). Dopo di che è seguita la fase di “transizione”, che lo ha temporaneamente indebolito ed attualmente si trova in prossimità delle coste della Gran Bretagna (Figura 4) dove ha subito una nuova e temporanea intensificazione con il minimo di pressione prossimo a 970 hPa e la massima raffica di vento di circa 130 km/h. Nei prossimi giorni “Lorenzo” (o ciò che ne rimane) si sposterà sull’Inghilterra e poi sull’Europa centro orientale, dopo di che semplicemente scomparirà, colmandosi. Cioè che si muoverà sul continente europeo è accomunabile ad una qualsiasi bassa pressione di modesta intensità.

Figura 4. Immagine satellitare delle ore 9:30 UTC in cui è visibile l’ex uragano Lorenzo a largo delle coste Irlandesi. Fonte www.wetterzentrale.de dati : Eumetsat

Perché tanto allarmismo anche per l’Italia?

L’allarmismo per l’Italia, relativamente all’uragano Lorenzo è totalmente immotivata. Come detto, l’(ex) uragano si è ormai trasformato in altro e quando transiterà sull’Europa sarà una debole perturbazione associata ad un minimo di pressione superiore ai 1005 hPa (Figura 5). Certo, attualmente, per irlandesi ed inglesi è diverso, trovandosi a fare i conti con venti molto intensi. Ma non ci sono motivazioni valide per avvicinare l’attuale tempo meteorologico (né quello di domani) all’uragano Lorenzo. L’unica motivazione di tanto allarmismo è nei possibili guadagni di alcuni giornali e siti meteo privati. Come noto, l’uso di banner pubblicitari negli articoli dei siti produce un guadagno ad ogni lettura dell’articolo. Rendere un articolo “accattivante” usando un titolo allarmista e catastrofico induce nell’utente la curiosità di leggere l’articolo (o perlomeno aprirlo), producendo guadagni (spesso ingenti).

Figura 5. Previsione di fronti e pressione al livello del mare per le ore 00UTC del 5 Ottobre 2019. Fonte MetOffice.

Operazione “Debunking”

In tutto ciò l’ambito scientifico può fare molto; oltre la divulgazione (ovviamente poi sta alla popolazione informarsi su siti autorevoli ed ufficiali come quello della Protezione Civile, degli enti locali, dell’Aeronautica miliatare etc.), può fare ciò che in gergo viene chiamato “debunking”, ovvero smontare le “fake news” utilizzando notizie verificabili. Dunque procediamo al “debunking di Lorenzo”.

a) La (fake) news più frequente è che Lorenzo si abbatterà sull’Italia, il che non è vero dato che è già molto più a Nord dell’Italia e nei prossimi giorni non si sposterà sul Sud Europa (come affermano alcuni siti e testate giornalistiche), ma si muoverà verso Est Sud-Est, colmandosi passando probabilmente con un minimo di 1010 hPa sull’Est Europa.

b) La perturbazione Atlantica che dovrebbe colpirci nel prossimo fine settimana sarà una perturbazione frutto della normale dinamica delle nostre latitudini, che avrà interagito solo lontanamente con l’attuale depressione extratropicale che si sta abbattendo sull’Irlanda e che, stando alle attuali proiezioni, non si avvicina nemmeno lontanamente alle caratteristiche ed all’intensità di un “uragano”. Per avere previsioni dettagliate ovviamente vi consigliamo di rivolgervi agli enti preposti.

c) Lorenzo (ex-uragano) non impatterà sulle coste europee con un diametro di 1300 km e venti di 260 km/h. Queste erano le caratteristiche che aveva quando era un uragano di categoria 5, attualmente fa registrare venti di 130 km/h che, seppur forti, sono abbastanza frequenti in Nord Atlantico.

Autore dell’articolo: Antonio Ricchi

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