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Uno degli elementi più affascinanti ma allo stesso tempo più ostici per i neofiti della nivologia, è il riconoscimento della forma dei grani di neve. Tale operazione non è facile. Solitamente, viene eseguita osservando con una lente di ingrandimento un piccolo campione di neve su una piastra cristallografica.
A volte l’osservazione diretta non è sufficiente, perché ad esempio possono esservi delle forme miste che complicano il riconoscimento. Allora, si cerca di aggirare il problema incrociando le informazioni sull’evoluzione del metamorfismo del manto nevoso, il quale dipende dalle condizioni atmosferiche e dal profilo termico del manto nevoso stesso in relazione al suo spessore (il cosiddetto gradiente termico).
Proprio ieri, durante i rilievi a seguito della nevicata del fine settimana, ho avuto modo di osservare una forma di grano che non ho mai incontrato nella mia breve carriera di fisico dell’atmosfera prestato alla nivologia: le particelle di precipitazione spezzate dal vento. Questi grani si trovano nella neve caduta da poco e sono costituiti da cristalli di neve fresca spezzati dall’azione del vento. Queste particelle sono ben visibili al centro della foto che riporta un ingrandimento dei grani trovati ieri appena al di sotto della superficie della neve. Se si guarda più attentamente l’immagine, è possibile anche osservare dei grani che presentano degli spigoli. Queste particelle fanno parte della famiglia dei grani sfaccettati. Nel caso particolare, le particelle frammentate stanno evolvendo in forme sfaccettate per via di una brusca variazione della temperatura del manto nevoso in uno strato relativamente poco spesso (metamorfismo da gradiente elevato, in termini tecnici).

Autore dell’articolo: Paolo Tuccella

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