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Per la prima volta in Italia un gruppo di ricerca, che ha visto la collaborazione trasversale tra enti di ricerca (Cnr- Istituto di scienze dell’atmosfera e del clima), enti operativi (Dpc, Dipartimento nazionale della protezione civile) ed enti universitari (Cetemps, Università degli studi dell’Aquila e Diet, Sapienza Università di Roma), è riuscito a documentare con dovizia di particolari la dinamica e la morfologia di una supercella mediterranea (temporale molto intenso e potenzialmente dannoso) utilizzando le misure di due radar meteorologici del Dpc.

I risultati dello studio sono stati recentemente pubblicati sulla prestigiosa rivista internazionale “Atmospheric research” e possono essere consultati liberamente al seguente link.

Il contesto
La collaborazione istituzionale sopra citata, attraverso apposite convenzioni, rientra in una consolidata pianificazione pluriennale, in cui la ricerca ed il sapere vengono messi a sistema per migliorare sempre più gli strumenti di allertamento di cui gli operatori di protezione civile si avvalgono giornalmente.

Che cos’è una supercella
Negli ultimi anni, nell’area del Mediterraneo, si è verificato un significativo aumento della frequenza di eventi meteorologici estremi che causano alluvioni, grandinate e trombe d’aria con crescente impatto sulle attività antropiche, sulle infrastrutture e sulla produzione agricola.
Tra questi, un fenomeno particolarmente intenso si è verificato il 10 luglio 2019 colpendo quasi tutta la costa Adriatica ed in particolare l’area di Pescara dove una supercella ha prodotto forti precipitazioni ed un’eccezionale grandinata, con chicchi anche superiori a 10 cm, causando ingenti danni.
La supercella è il tipo di temporale più pericoloso e potente, caratterizzato dalla presenza di un mini ciclone, è un evento relativamente raro in Italia e scarsamente analizzato anche in relazione al fatto che i sistemi di monitoraggio in uso non sono sempre in grado di osservare alcune sue caratteristiche peculiari rendendo difficoltosa la distinzione da altre tipologie di temporali.

Autore dell’articolo: Mario Montopoli, da notizia originale su sito CNR qui.

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