Spesso nei “dialoghi a bar” sentiamo confondere i termini ciclone, uragano, bomba meteorologica, ecc. Se da una parte ciò è dovuto a una generale scarsa cultura meteorologica, va anche ricordato quanto “giovane” sia la “moderna” meteorologia e quanto, nemmeno i più esperti, spesso riescano a distinguere alcune caratteristiche di determinate ciclogenesi che caratterizzano il bacino Mediterraneo. Non per mancanza di esperienza, ma perché tutt’oggi è estremamente difficile discriminare le caratteristiche fisiche fondamentali di alcuni cicloni. Il caso più eclatante è quello dei “Medicane” (Mediterranean hurricane) o TLC (Tropical-Like Cyclone), uno dei quali sta interessando l’Italia proprio in questi giorni (e chiamato “DetLef”).
Cosa sono i MEDICANE
Sin dalla nascita delle prime culture marinaresche avanzate che hanno esplorato il Mar Mediterraneo, come Greci, Romani, Fenici ecc. si è narrato, scritto e spesso riprodotto in affreschi, di tempeste particolarmente rapide, localizzate ed intense, con onde molto alte e venti furiosi. Solo con l’avvento delle tecnologie satellitari, per la prima volta si sono potute osservare strutture cicloniche con apparenti caratteristiche estremamente simili a quelle degli uragani che interessano le fasce tropicali. Sin da subito la comunità scientifica si è interrogata sulla loro natura e da prima studi basati su analisi sinottiche, in situ e telerilevamento, e poi mediante studi modellistici si è scoperto che non solo la “forma” di questi cicloni è estremamente simile agli uragani, ma che lo sono anche i processi interni che li alimentano. I MEDICANE, o TLC, sono appunto dei potenziali cugini dei cicloni tropicali.
Nascono in un ambiente estremamente diverso, dunque non hanno le stesse cause di formazione, ma la genesi può essere definita molto simile (per questo il nome Tropical Like-cyclones). Essi si formano, nella maggior parte dei casi (ma non sempre), dal cut-off (isolamento o “goccia fredda”) al suolo ed in quota (anche se è stato osservato un ruolo molto importante anche della vorticità potenziale al suolo ed in quota e dell’effetto della topografia), di un’onda baroclina in spostamento dall’Atlantico (nella maggior parte dei casi). Se le condizioni dell’ambiente circostante lo permettono (passaggio di un ramo della corrente a getto polare a circa 300 hpa, “nessuna” interazione con altre circolazioni a scala sinottica, interazione con la costa, fronte quasi stazionario al suolo, etc) e la struttura in quota riesce in qualche modo ad allinearsi con il minimo al suolo (in particolare tra le quote di 500 hpa d il “suolo”), nonché se si riesce ad attivare convezione intorno al minimo di pressione, c’è la possibilità che il il centro del ciclone abbandoni localmente la struttura baroclina (ovvero con presenza di frontogenesi associata al minimo di pressione) e transiti in struttura barotropica (perlomeno in prossimità del minimo di pressione. Tutta questa serie di condizioni si verificano di rado, ma la media dei TLC sul mediterraneo è di circa 1.3 all’anno.
Questo fa si che i TLC siano un fenomeno raro, ma non rarissimo. Essi sono caratterizzati da venti, nuvolosità e precipitazioni che si avvitano con struttura spiraliforme intorno al minimo di pressione, un occhio ben definito, venti prossimi ai 115 km/h, assi-simmetria del minimo tra suolo e quota e la formazione di un “warm-core” nel minimo di pressione, causato, come avviene nei cugini tropicali, dal rilascio di calore latente di condensazione nei fenomeni convettivi intorno all’occhio della tempesta. Va evidenziato come, a differenza dei cicloni tropicali, la temperatura del mare non rivesta un ruolo del tutto fondamentale nella genesi di questi cicloni, che possono mantenersi ed intensificarsi su acque anche abbastanza “fresche” (18°-20°), e come siano fortemente influenzati dalla topografia del Mar Mediterraneo che ne limita i tempi di residenza sul mare e ne influenza la traiettoria. Inoltre, i TLC hanno una particolarità abbastanza curiosa, possono perdere le loro caratteristiche tropicali per qualche ora o giorno, e rigenerarle in un secondo momento. Questo è il caso del TLC “Ilona” del 19 Gennaio 2014 e del TLC “DetLef” che da ieri è in transito sul Mediterraneo occidentale. Oltretutto i TLC, nonostante siano di gran lunga più piccoli degli Uragani (di circa un ordine di grandezza), possono causare fenomeni molto intensi anche a grandi distanze. Questo perché oltre alla nuvolosità ed i fenomeni presenti intorno al minimo di pressione (ampio circa 100-200 km) queste strutture richiamano aria mite da sud che spostandosi sul mediterraneo acquisiscono umidità che poi interagisce con l’orografia, spesso molto complessa delle aree limitrofe. Questa interazione causa spesso ingenti precipitazioni come nel caso del TLC ROLF che nonostante si muovesse in prossimità delle isole baleari, causò indirettamente le alluvioni dell’Isola d’Elba e delle Cinque Terre nel Novembre 2011.
Il TLC “DETLEF” genesi e potenziale evoluzione
Da circa due giorni una struttura ciclonica si è isolata dal flusso sinottico stanziando tra le isole Baleari e la Sardegna. Il giorno 11 Novembre si è rapidamente intensificata la convezione intorno al minimo di pressione e nel suo lento spostamento verso sud e le coste dell’Algeria ha assunto caratteristiche sia morfologiche che strutturali tipiche dei TLC. Come sempre quando questi fenomeni si sviluppano in mare, è abbastanza difficile stimare l’intensità, ma sia da dati di scatterometri che nel momento del landfall si sono registrate raffiche di vento superiori a 110 km/h. Nella notte tra l’11 ed il 12 Novembre DETLEF si è spostato sul Canale di Sicilia riacquistando energia appena transitato sulle acque miti del mare. La previsione dei principali centri di calcolo, sia con modelli a scala globale (GFS ed ECMWF) che modelli LAM, prevedono quasi all’unisono la formazione di una seconda fase di TLC sul Tirreno centrale, con pressione di circa 994 hpa, venti prossimi ai 90/100 km/h e ingenti precipitazioni. Il Landfall è previsto tra le 00 e le 06 della notte tra il 12 ed il 13 Novembre in prossimità del Golfo di Napoli. Dopo di che la depressione si sposterà sull’Adriatico Centro-Meridionale, intensificandosi nuovamente, ma probabilmente senza dar luogo ad un nuovo TLC (ma non è ancora certa la sua evoluzione). Vedremo domani se questo fenomeno avrà raggiunto il livello di “TLC” (paragonato anche alla categoria 1 nella scala di classificazione degli uragani) e da studi futuri se avrà realmente maturato tutte le caratteristiche simili-tropicali. In ogni caso sarà un ciclone molto intenso e si consiglia di aggiornarsi presso i siti ed enti ufficiali e preposti come la Protezione Civile.
Autore dell’articolo: Antonio Ricchi.