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Continua la partecipazione di ricercatori CETEMPS e UNIVAQ a studi riguardanti il futuro dell’ozono stratosferico, così importante per la nostra salute. Se da una parte negli anni ’70-80 la distruzione di questo gas, che impedisce ai raggi UV nocivi di penetrare l’atmosfera e giungere a noi, è stata impedita dai protocolli di Kyoto che hanno proibito l’utilizzo dei CFC, il suo ritorno a livelli pre-industriali potrebbe essere impedito da altri fattori, ancora tutti da comprendere.

In un nuovo studio appena pubblicato su Atmospheric Chemistry and Physics, a cui hanno partecipato Giovanni Pitari, Eva Mancini, Glauco di Genova e Daniele Visioni, si è analizzato nell’ambito del progetto CCMI (Chemistry-Climate Model Initiative), con la partecipazione di modelli climatici da tutto il mondo, la sensibilità dell’ozono stratosferico all’aumento di vari gas serra (greenhouse gases, GHGs) di origine antropica, quali N2O, CH4, ODs e CO2.

La caratteristica di questi gas, prodotti in sensibili quantità in quest’ultimo secolo, è quella di intrappolare parte della radiazione planetaria (emessa cioè dal pianeta, che si riscalda grazie ai raggi solari) e di rifletterla indietro verso la superficie, provocando un eccesso di riscaldamento della superficie rispetto ai fattori naturali. Oltre agli effetti diretti del riscaldamento, la variazione del gradiente termico dell’atmosfera provoca variazioni anche nei processi chimico-fisici che producono ozono, sia nella regione intermedia dell’atmosfera (la stratosfera, da 7-10 km fino a 40-50 km, a seconda della latitudine), sia in superficie (dove l’ozono risulta tossico per gli organismi viventi).

In particolare, si è trovato che l’aumento dei gas serra produce nella stratosfera effetti complessi, fra cui un aumento dello stesso nella parte più alta e una diminuzione nella parte più bassa, con conseguenze sulla quantità di raggi UV che riescono a raggiungere la superficie. A seconda delle emissioni future, questo potrà comportare nel futuro incertezze sul periodo di completa ricostituzione dell’ozono stratosferico, cosa che verrà esplorata in un prossimo studio già sottomesso dallo stesso gruppo di ricercatori alla stessa rivista.

Autore dell’articolo: Daniele Visioni

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